Fonte :   il Messaggero.

manifestazione antirazzista roma
manifestazione antirazzista roma

ROMA (17 ottobre) – Erano 200mila secondo gli organizzatori i partecipanti alla manifestazione di Roma contro il razzismo, l’omofobia, la xenofobia e tutte le forme di discriminazione, nonché contro le politiche del governo in materia di sicurezza e immigrazione, manifestazione indetta per il ventesimo anniversario dal primo corteo antirazzista organizzato per l’uccisione dell’immigrato senegalese Gerry Masslo. Il corteo, composto da immigrati, studenti e persone comuni provenienti da tutta Italia, è partito alle 14,30 da piazza della Repubblica per arrivare a Bocca della Verità, dove è stato allestito un palco. Tra gli interventi, quello del presidente dell’Arcigay, Aurelio Mancuso, della direttrice de L’Unità Concita De Gregorio e di Moni Ovadia («A Roma molti gruppi di estrema destra – dice il regista e attore – per il fatto che la destra governi, si sentono legittimati in comportamenti che altri governi della città non avrebbero consentito. Con questo non dico che l’amministrazione solleciti la violenza. Da Alemanno è arrivata solidarietà per i recenti episodi di violenza, ma lui è in una formazione politica che ha componenti intolleranti e xenofobe. Uno dei pochi a prendere autentiche distanze è Fini»).

manifestazione roma 2
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Presenti diversi esponenti delle forze politiche di sinistra, tra cui il segretario del Pd Dario Franceschini, il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero e quello di Sinistra e Libertà Nichi Vendola, oltre al segretario della Cgil Gugliemo Epifani e al leader radicale Marco Pannella che ha chiesto «modifiche sostanziali alle nuove disposizioni in materia di immigrazione». In merito ai recenti episodi di aggressioni a omosessuali a Roma, Franceschini ha detto: «Sono segnali molto preoccupanti. È preoccupante che la destra dopo essersi riempita la bocca di tante parole, blocchi una legge, come quella sull’omofobia, all’inizio del suo percorso». «C’è troppo razzismo – ha sottolineato il segretario nazionale della Cgil, Guglielmo Epifani – nei sotterranei della società e non c’è consapevolezza dei rischi che corre una società che ha paura e fobia del diverso». «Il capo della destra in questa città, Gianni Alemanno – ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola – in esprime solidarietà alle vittime dell’intolleranza ma i fantasmi del razzismo e dell’omofobia si sono liberati». La manifestazione, cui hanno aderito oltre 500 organizzazioni tra cui Arci, Emergency e Amnesty International, è stata organizzata da un comitato che comprende sindacati, comunità di stranieri in Italia, Ong, artisti e intellettuali, ed è giunta alla ventesima edizione dopo il primo corteo antirazzista del 1989, organizzato per l’uccisione dell’immigrato senegalese Gerry Masslo. Molti gli striscioni contro le politiche del governo in materia di sicurezza e di immigrazione: ad aprire il corteo piccoli canotti gonfiabili con scritte come “Maroni sui gommoni” e “No ai respingimenti” e l’immagine di una grande onda affiancata dalla scritta “Respingiamo il razzismo”. Sul tetto all’entrata della Sapienza, alcune studentesse hanno anche esposto striscioni con la scritta “Antirazziste, antisessiste, antifasciste” assieme alla bandiera della pace. Al corteo anche le immagini del santino di “San Papier, protettore degli imigrati” e striscioni contro la camorra. Tra le frasi più caratteristiche “L’arte non ha confini di Stato né nazioni, è verbo dell’umanità e non avrà padroni”, “Nessuna persona è illegale” e una frase tratta dal Vangelo di Matteo che recita «Ero straniero e mi avete accolto», affiancata da un altro striscione con su scritto “Cristo è qui, quando ci sarà tutta la Chiesa?”. Più della metà dei partecipanti erano immigrati con il problema anche del lavoro: «Sono in mobilità da un anno – ha spiegato Zie della Costa d’Avorio con una bandiera della Fiom Cgil di Como – sono un metalmeccanico. Ho paura che quando finirà la mobilità sarò licenziato e quindi non avrò più il permesso di soggiorno. Ho moglie e 4 figli e non so veramente che fare». C’è anche chi il lavoro lo ha cercato ma non lo ha trovato. «Sono un saldatore ma non riesco a trovare un impiego – ha detto Abdullah del Senegal abitante a Venezia – non ho neppure il permesso di soggiorno ed anche per questo vengo discriminato». Aisi Fidel del Ghana vive a Napoli da 2 anni e non ha né famiglia né lavoro. «In compenso ho ricevuto diverse minacce razziste» – dice. Lo spezzone del corteo degli africani di Caserta è uno dei più grandi. «Siamo più tranquilli rispetto all’anno scorso quando ci fu la strage dei nostri fratelli – ha detto Wassan, della Liberia – a Caserta con più polizia che controlla la camorra si è calmata. Ma il lavoro è sempre difficile. Ci alziamo alle 4 di mattino per fare i muratori, abitiamo in casa dove paghiamo 350 euro per letto, siamo 4 per ogni stanza». Harid è un marocchino e vive a Modena. «Sono un metalmeccanico, ho 2 bambini e una moglie – dice – vivo in Italia dal 1992, mi sento quasi italiano perciò quando sento certi discorsi nell’ufficio della mia fabbrica dove parlano di maggiori diritti per gli italiani e minori per gli stranieri mi si stringe il cuore». Ai lati del corteo molti i passanti e curiosi. «Sono troppi questi immigrati – dice un gruppo di anziani a piazza Vittorio – chi non ha lavoro se ne deve tornare a casa». «Ormai negri siamo diventati noi» – aggiunge un altro. A via Merulana un gruppo di persone osserva la sfilata. «Fanno bene a manifestare però tutti non possiamo accoglierli – dice un uomo. Con lui una donna di Santo Domingo. »è vero, in Italia c’è un certo razzismo – dice – ma io condivido il pacchetto sicurezza perché la sera quando torno a casa ho paura anch’io». «Rubano, stuprano, la maggior parte di loro sono delinquenti», taglia corto un’anziana all’angolo di via Labicana. Diverso il parere di una turista bolognese al Colosseo: «L’intolleranza che stiamo vivendo sembra la stessa degli anni 50 tra nord e sud – dice – penso che tra 20 anni questa generazione di immigrati si sarà integrata. Anche se ogni tanto scoppiano tensioni la storia alla fine prende sempre il suo corso».

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